Pelle, ecopelle e finta pelle: come distinguerle

È tempo di sfatare falsi miti: se credete che l’ecopelle sia finta pelle di derivazione non animale, oggi scoprirete che non è così.
La differenza è sostanziale, ma partiamo col precisare che quando ci riferiamo ad un capo in pelle, stiamo parlando di pelle di origine animale, ovvero di un prodotto derivato dalla lavorazione di pelli animali a fini commerciali. I termini “cuoio” e “pelle”, oltre ad essere sinonimi, sono disciplinati dalla legge 1112/66 e riservati esclusivamente a prodotti ottenuti dal processo di concia di spoglie animali in modo da conservare inalterata la struttura naturale delle fibre. 

La parola “ecopelle” è stata coniata nei primi anni novanta; definisce un materiale artificiale dall’aspetto simile a quello della vera pelle, ma prodotto con polimeri sintetici derivati dal petrolio. In seguito, tale denominazione è stata assegnata alla produzione di vera pelle lavorata  nel rispetto dell’ambiente e seguendo un protocollo a costituito da precise norme tecniche.

Non va quindi confusa con la finta pelle (o pelle spalmata), ovvero un tipo di pelle di origine sintetica spalmata su un tessuto come lino e cotone e ottenuta da materiali di origine non animale. 

Come distinguere quindi la vera pelle dalla finta pelle? 

Colore, calore e odore sono le tre caratteristiche distintive: la finta pelle presenta un colore omogeneo su tutta la superficie, mentre la pelle assorbe e mantiene il colore in modo differente in funzione delle peculiarità del derma. 

Il calore che si percepisce stando a contatto con la pelle vera è diverso da quello che si avverte con la finta pelle. 

Infine, la vera pelle ha un odore caratteristico e facilmente riconoscibile, ben diverso da quello della finta pelle, che ha odore di plastica. 

Last but not least, il costo: un prodotto in vera pelle è sì più costoso, ma la durevolezza e la resistenza del prodotto nel tempo la rendono un ottimo investimento.